“L’età si può contare in anni, ma la vita si conta in altri modi: nove fantastici viaggi, vent’anni di risate…», settecentotrenta passeggiate all’anno moltiplicate per dieci con un guinzaglio in mano e il mio compagno a quattro zampe vicino, quattro traslochi, non so quanti matrimoni (non i miei), una manciata di veri amici, X macchine fotografiche… Questo è quello che pensa la voce nella mia testa quando sento passare quella famosa pubblicità alla tv e ho una buona giornata. Quando la mia giornata non è buona, però, la vocina è incazzata e risponde in un altro modo: “Proprio come il successo si conta in like, no?!”

Oggi NON è una buona giornata

Facciamo che un giorno un alieno atterri nel mio giardino, facciamo che lo invito in casa per un buon caffè e facciamo che ci mettiamo a chiacchierare. Sicuramente mi chiederebbe cosa faccio nella vita, come si chiama il paese in cui si trova, si informerebbe sul cibo, sui luoghi da visitare, sulle persone… Poi inevitabilmente ci ritroveremmo a parlare dei social network. Ne sono convinto.
Ci ho pensato spesso e saprei bene cosa dirgli. Gli direi che oggi sta accadendo quello che accadeva qualche millennio fa nell’antica Roma, quando la folla che assisteva alle lotte fra gladiatori aveva il potere di decidere la sorte dei combattenti semplicemente con un pollice. Gli racconterei di come le persone ormai si fidino di più dei like piuttosto che dei loro occhi, e penso che alla fine l’alieno non capirebbe, proprio come non capisco io.

Quando i numeri non tornano

Il tasto like di Facebook è ormai il giudice dei nostri giorni, e più like compaiono in una foto, in una frase, in un video, più potere abbiamo. Ma quanti di quei like sono veri? Quanti di quelle dita, prima di cliccare sul tasto-giudice, hanno dato il tempo agli occhi di guardare e alla testa di riflettere? Probabilmente pochissimi.
Leggo su un articolo di qualche settimana fa che è nata una nuova dipendenza, quella da follower e like, e la cosa non mi stupisce. Chi ne soffre di più sono i giovani, che vorrebbero essere come gli influencer che seguono e che sembrano degli dei, quegli stessi influencer che acquistano i like come le casse d’acqua in offerta al supermercato. Esistono ovviamente dei trucchi per smascherare lo shopping di like, e il più semplice è quello di mettere a confronto il numero di follower con i like e con i commenti. Ma se quei grandi numeri che fanno la differenza tra un influencer e un comune mortale siano reali o no, sembra non avere importanza.
Certo, c’è chi alle spalle ha un lavoro fatto in modo diverso, in maniera costante, sapiente, e non di certo da un giorno all’altro, e io vorrei avere la diplomazia e la fiducia di quelle persone, la loro pazienza. Quello che mi chiedo sempre più spesso però, è se siamo ancora in grado di valutare un lavoro attraverso il nostro gusto personale. Mi chiedo se ce lo abbiamo ancora, un gusto personale.

E voi? Voi seguite i vostri gusti o quelli che vi impongono?

 

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