Una foto per due: la fotografia di coppia
Non lo so se preferisco testimoniare i momenti intimi di una coppia che conosco o di due sconosciuti. Quando li guardo attraverso la mia macchina fotografica il volto sparisce, rimangono i gesti. I gesti delle persone innamorate si somigliano, diventano dei riti: guance che si toccano, mani che giocano, smorfie, risate, ma anche incazzature quando servono e quando riesco a catturarle. A dire la verità quando fotografo non conosco: non conosco i pensieri dei miei protagonisti, non conosco l’intimità della loro storia, la loro quotidianità, la loro vita di coppia. A volte me la faccio raccontare per trasformare le sensazioni in immagini da bloccare nel tempo, con cui bloccare il tempo.
Quest’anno, nel giorno di San Valentino, ho fatto un servizio ad una coppia di amici, è stato il regalo più bello che io abbia potuto fare a degli innamorati e che loro abbiano potuto fare a me.
La fotografia che cerco in queste occasioni speciali è quella che mi ricorda che le persone stanno bene insieme, che i legami esistono, così come la leggerezza e l’ironia, che i muri sono più belli quando cadono. Mi ricordano la gentilezza nei gesti e la tenerezza delle cose normali, tutte cose che esistono davvero, ma che ho bisogno di fermare come una testimonianza.
L’intimità nella fotografia di coppia
Quando penso all’intimità che ho la fortuna di immortalare arriva chiara e fluida la definizione che il poeta e sceneggiatore francese Jacques Prévert diede al suo grande amico Robert Doisneau: un “pescatore d’immagini”.
Robert Doisneau fu il fotografo per eccellenza degli innamorati, l’esponente di punta della fotografia definita “umanista”, quella rubata agli angoli delle strade, nelle periferie parigine, lungo i marciapiedi. Doisneau amava catturare la vita.
Il bacio più famoso della storia della fotografia lo ha immortalato lui: Le Baiser de l’hotel de ville, il ritratto di una giovane coppia di innamorati che si bacia per strada.
Voyeur dietro una macchina
I fotografi sono voyeur (dal francese “chi guarda”), ma quando mi pongo dietro alla mia macchina fotografica e al suo obiettivo, quando i miei occhi cercano immagini da immortalare, non mi sento un estraneo che scruta, piuttosto un spia delicata, un testimone discreto: élégant voyeur si può dire? E non c’è nessuna forzatura nelle fotografie che ritraggono le coppie protagoniste delle mie storie, nessun luogo comune se non quello della serenità, di anime che si amano e si divertono. Spariscono l’età, i gusti, le differenze: fotografia che non giudica.
Mi piace scrutare con il mio occhio meccanico le persone diverse da me, mi piace capire come vivono, cosa pensano, come si muovono, come si cercano, per scoprire in cosa alla fine ci assomigliamo.
Mio nonno e mia nonna sono sposati da settant’anni, a San Valentino lui le ha regalato una rosa rossa e io mi sono stupito. Quello che faceva una volta è quello che fa ancora oggi, è con questo semplice trucco che si mantengono uniti.